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Published in: Autori Italiani, Classici, Libri

Il barone rampante – Italo Calvino

★★★★☆
  • Anno: 1957
  • Casa editrice: Mondadori
  • Isbn: 9788804370857
  • Pagine: 263
  • Prezzo: 9,00
  • [cft format=2]
Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all’altra, decide che non scenderà più. L’autore di questo libro non ha fatto che sviluppare questa immagine e portarla alle estreme conseguenze: il protagonista trascorre l’intera vita sugli alberi, una vita tutt’altro che monotona, anzi: piena d’avventure, e tutt’altro che da eremita, però sempre mantenendo tra sè e i suoi simili questa minima ma invalicabile distanza.

Il Barone Rampante costituisce il secondo capitolo della celeberrima “trilogia araldica” di Calvino, di cui fanno parte gli ugualmente noti Visconte Dimezzato e Cavaliere Inesistente.

In poco più di 250 pagine Calvino traccia, attraverso la caratteristica scrittura ironica e disimpegnata, l’intera esistenza di Cosimo Piovasco di Rondò, rampollo di una famiglia di antica nobiltà ligure “momentaneamente” decaduta, il quale, per causa un futile litigio, decide di arrampicarsi su un albero e di non discenderne più. L’autore estremizza questa presa di coscienza fino al paradosso: Cosimo vivrà la propria esistenza interamente sugli alberi, spostandosi da una pianta all’altra, giocando con la propria deformata sussistenza, inseguendo un sogno ignoto anche a sé stesso, protagonista di una coerenza estranea alla maggior parte del genere umano.

Cosimo è forte, testardo, introverso e scontroso ma onesto e dotato di forza di volontà, fatto che gli consente di non venire mai meno ai propri ideali. Mantiene una normale vita di relazione, prosegue gli studi, impara a cacciare, consolida amicizie e segue la vita di famiglia. Ciò contribuisce sensibilmente a renderlo strano ma anche affascinante agli occhi della società.

La sua fama si diffonde con rapidità e toni impensabili per l’epoca d’ambientazione del racconto. Se all’inizio Cosimo diviene famoso come fenomeno da baraccone e la sua famiglia quasi se ne vergogna, in seguito interagisce anche con personaggi come Diderot, Rousseau, Napoleone e lo Zar di Russia. Il comportamento di Cosimo si rifà a un’idea di rifiuto delle regole preconcette e di accettazione delle diversità, attraversando anche tematiche più ampie ed attuali come la paura e l’avversione per ciò che si discosta dalla cosiddetta “normalità”. Cosimo ha in mente un’idea di società universale che lo porta ad allearsi con tutti, ad imparare mille mestieri e mille lingue, a diventare membro delle più disparate corporazioni, ma alla fine a fuggirne sempre per la sua repulsione a ogni tipo di “fondamentalismo”.

C’è una leggerezza commovente in queste pagine, sottili ricami di scrittura che sembrano giocare con la luce di un pomeriggio di sole e le dolci ombre di fronduti giardini. Un racconto che ci porta su, a vedere le cose da un’altra prospettiva, e a farci sognare giornate di libertà immersi nella natura. Bello davvero, mi rammarico di non aver iniziato prima questa trilogia che proseguirò presto.

Frasi dal libro

Le imprese che si basano su una tenacia interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino.

Capì questo: che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone, mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della genete, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada.

Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così. (Cosimo e Viola)

Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze.

Forse, se proprio si vuole ricondurre a un unico impulso questi atteggiamenti contraddittori, bisogna pensare che egli fosse ugualmente nemico d’ogni tipo di convivenza umana vigente ai tempi suoi, e perciò tutti li fuggisse, e s’affannasse ostinatamente a sperimentarne di nuovi: ma nessuno d’essi gli pareva giusto e diverso dagli altri abbastanza; da ciò le sue continue parentesi di selvatichezza assoluta.

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