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Published in: Cinema, Altri Film

28 settimane dopo

★★★½☆
/
★★★★☆
  • Titolo Originale: 28 weeks later
  • Genere: horror
  • Anno: 2007
  • Regia: Juan Carlos Fresnadillo
  • Visto: in TV
28 settimane dopo il tremendo virus che ha colpito la Gran Bretagna, facendo diventare tutti dei mostri assetati di sangue e decimando la popolazione, le forze speciali americane sono a Londra con il compito di difendere i sopravvissuti e far rinascere il paese. Tra i superstiti c’è un padre e due figli che hanno perso moglie e madre a causa del virus. Un giorno, nella loro vecchia casa, viene ritrovata la donna che pur essendo stata contagiata dal virus è sopravvissuta e non è divenuta un mostro come gli altri. Ben presto ci si rende conto che l’emergenza non è ancora finita..

Sequel di “28 giorni dopo”, che però ammetto di non aver visto e che pare sia anche più bello di questo, devo dire che sono rimasta molto colpita da questo film. Lanciata da un’intro molto bella e tesissima, che ci dà almeno un’idea del film precedente, ovvero la diffusione di uno sconosciuto virus che rende gli esseri umani zombie dalla sorprendente velocità e che getta morte e panico su Londra e dintorni, la storia riparte 28 settimane dopo, quando la situazione sembra essere nuovamente sotto controllo: tutti gli infetti sono stati sterminati e il rimpatrio dei primi profughi può cominciare insieme ai lavori di ricostruzione.

Il film gode di parti davvero poetiche, silenzi sulla Londra abbandonata dove i due protagonisti, due ragazzini, si addentrano alla ricerca di ricordi della vecchia vita. Il ritrovamento di una donna che sembra essere immune ai devastanti effetti del virus, pur essendone portatrice, è di grande interesse per gli scienziati che cercano di  produrre un antidoto. Ovviamente, basterà un imprevedibile incidente a dare il via a un nuovo incubo. Purtroppo è proprio in questa parte che il film perde qualcosina, vivendo i suoi momenti più indecisi quando impone allo spettatore di digerire l’intera meccanica dell’incidente che riporta l’epidemia ai massimi livelli. Ma sorvolando su questo, tanto di cappello all’apocalisse. La storia guadagna crescente credibilità e spessore con il passare dei minuti, costruendo, cadavere su cadavere, una graduale e solida escalation verso il gore più sfrenato. Gli straordinari scenari londinesi deserti sostengono l’epicità del narrato e donano consistenza e fascino a un horror che però non è meramente sangue e morte. Il contrasto tra gli oscuri e claustrofobici spazi interni e gli immensi spazi esterni crea un dilatarsi e un restringersi che dona movimento e poeticità. Finale col botto che offre una serie di possibilità praticamente infinite ai posteri…

Non mi sbilancio troppo perché aspetto di vedere il primo, dal quale tra l’altro sembra che un po’ di cose, in questo film, siano state scopiazzate…

Il segnaframe

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