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Resina – Ane Riel

Era buio nella stanzetta bianca, quando mio padre ammazzò mia nonna. io ero là. C’era anche Carl, ma loro non se ne accorsero. Era il mattino della vigilia di Natale e nevischiava, anche se quell’anno non fu esattamente un bianco natale.
— incipit

L’incipit di questo libro dà una chiara idea di cosa sia Resina: un’oscura storia familiare, traumatica, profondamente inquietante, ricca di atmosfera, ossessionante, emotivamente devastante.

Resina è narrato principalmente attraverso gli occhi di Liv, una bambina di sei anni che vive con i suoi genitori su una piccola isola nel nord europa.
Quella della sua famiglia è una storia di isolamento, di realtà distorte, di abbandoni e di tragedie che hanno creato enormi vuoti che ognuno riempie a suo modo, in special modo Jens, il padre di Liv, che accumula di giorno in giorno enormi quantità di ciarpame rubacchiato qua e là fino a rendere la propria casa una vera e propria discarica in cui è impossibile camminare. E mentre Jens riempie la casa Maria, la madre, riempie lo stomaco, divenendo sempre più ingombrante, fino a divenire incapace di muoversi.

Anche Liv ha un suo modo per riempire i vuoti, e la sua innocenza, l’ingenuità fanciullesca con cui accetta gli eventi, dato che questi sono la sola realtà che abbia mai conosciuto, è devastante. Gli estremi diventano gradualmente la norma, e il modo in cui la famiglia si stringe per far fronte a sè stessa diventa sempre più inquietante, morboso e doloroso. L’amore si trasforma in follia in una spirale ossessiva e degenerata.

Quella di Liv e della sua famiglia è una storia originale, diversa, ben scritta, straordinariamente disturbante. La tensione di una situazione a dir poco scomoda è palpabile, e nello stesso tempo non si può non provare empatia per ogni singolo personaggio.

Raramente, in vita mia, ho letto qualcosa di estremo ma di così ben costruito, una storia che nella sua assurdità ha basi solide e rimane ben piantata per terra.

E’ una lettura emotivamente impegnativa e dai contenuti decisamente forti, pregna non solo di emozioni, ma anche di odori e sensazioni palpabili che stringono stomaco e cuore. Una storia malata, devastante e coinvolgente, appiccicosa come il materiale da cui prende il titolo, e una volta che si rimane invischiati nella lettura, è praticamente impossibile staccarsene.

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  • Genere: ,
  • Lingua originale: Danese
  • Anno pubblicazione: 2016
  • Premio: Glass Key Award come miglior racconto thriller nordico nel 2016, Gullkulen/The Golden Bullet (2017)
  • Isbn: 9788823517790
  • Casa editrice: Guanda
  • Pagine: 295
Liv è morta a sei anni. Si è allontanata in mare durante la notte e al mattino è stata ritrovata solo la barca vuota. O almeno, questa è la storia che i suoi genitori hanno raccontato alle autorità. Ma la realtà è ben diversa. Liv è viva, si nasconde dietro un impenetrabile muro di oggetti rubati qua e là e accumulati da Jens, suo padre, nel corso degli anni: infatti, ciò che gli altri considerano superfluo, un rifiuto da buttare, per Jens è importante, degno di una seconda vita. Impossibile, anche volendo, scovare la bambina in quel fortino; impossibile, una volta oltrepassato il cancello, uscire indenni dalle trappole seminate in cortile, lungo il percorso che porta alla casa e all'officina, alla stalla e al piccolo container che racchiude tanti segreti. Qui, lontano dagli altri abitanti dell'isola, la vita della famiglia scorre imperturbabile, cristallizzata per l'eternità come una formica nella resina. Soltanto Maria, la madre di Liv, potrebbe rompere l'incantesimo. Ma anche lei, a modo suo, ha deciso di nascondersi dal resto del mondo dentro un corpo mostruosamente grasso...

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