Skip to content

Published in: Autori stranieri, Classici, Libri

Il vecchio e il mare – Ernest Hemingway

★★★★☆
  • Titolo originale: The old man and the sea
  • Anno: 1952
  • Isbn: 9788481304497
  • Casa editrice: Gruppo Editoriale L’Espresso
  • Pagine: 96
[amazon-element asin=”8804488255″ locale=”it” listprice=”0″ fields=”button”]
Più racconto lungo che romanzo, vista la semplicità della struttura e lo scarno sviluppo dell’azione, il libro nasce certamente all’ombra di un grande modello, il Moby Dick di Melville; ma se ne emancipa immediatamente perché Santiago, il vecchio pescatore cubano, è profondamente diverso da Achab. In lui non c’è traccia di tentazioni metafisiche o di titaniche manie di rivalsa: è solo un uomo povero, nell’emergenza di quasi tre mesi di pesca infruttuosa, che combatte una strenua battaglia col più grosso pescespada che abbia mai abboccato al suo amo. E’ una battaglia per la sopravvivenza, che si protrae per giorni all’insegna di una fatica disumana e di un profondo rispetto dell’uomo per la sua vittima necessaria. Sono due forze della disperazione che si scontrano, quella del vecchio e quella del pescespada ferito, e non ci sarà vittoria.

Questo libro valse a Hemingway il premio Pulitzer nel 1953 e il premio Nobel nel 1954.

Triste. Triste triste triste. La storia è semplicissima: un vecchio pescatore, Santiago, ormai pesca infruttuosamente da più di ottanta giorni. Suo unico amico un ragazzo, suo ex allievo, mandato dai suoi genitori su un’altra barca perchè il vecchio è troppo sfortunato. E’ proprio il ragazzo che si occupa di lui, gli porta da mangiare e qualche esca. Ma il vecchio non demorde, una mattina, prima dell’alba, esce, si spinge a largo, e lì abbocca un pesce enorme. Il resto del libro racconta la lotta del vecchio col pesce, il suo parlare da solo per non sentire la mancanza del ragazzo, il suo rapporto di estremo rispetto con il pesce e il mare. “Non avrei dovuto andare così al largo”, disse. “Né per te né per me. Perdonami, pesce”. Più della metafora che il libro ci offre, ma ha colpito l’estrema tenerezza del vecchio, che dorme su un cuscino di giornali, parla con le sue mani, le sue amiche,  soffre tremendamente la solitudine e gli acciacchi dell’età, ma non molla. Un racconto più che un libro, romantico e triste. Poetico, ma anche crudo. Io non sono un’amante dei libri tristi, ma questo, forse perché nella sua brevità non ha il tempo di essere pesante, mi è piaciuto. Bel lavoro, zio Hem.

ATTENZIONE! Spoiler!
Il vecchio è costretto a legare il pesce fuori dalla barca, perchè è troppo grosso. Da qui inizia il suo tragico ritorno a casa, con gli squali che lo inseguono e, pezzo dopo pezzo, smembrano il pesce fino a farne rimanere solo la lisca. Strazienate il finale, in cui il vecchio continua a combatterli con tutti i mezzi, ma alla fine, al calar della notte, si dà per vinto. “Era troppo bello per durare, pensò” “Perdonami pesce, così diventa tutto sbagliato”. Triste, sconsolato, amareggiato anche per il pesce, che non doveva finire mangiato dagli squali, il vecchio se ne torna alla sua capanna, e si addormenta, sfinito, sognando i leoni.
Pagina 69
Si sentì di nuovo debole, ora, ma mantenne sul grande pesce tutta la tensione che potè. L’ho fatto muovere, pensò. Forse questa volta riesco a prenderlo. Tirate, mani, pensò. Forza, gambe. Resisti per me, testa. Resisiti per me. Non mi hai mai lasciato. Questa volta lo prendo.
Ma quando sferrò il suo attacco, iniziandolo un bel tratto prima che il pesce si avvicinasse e tirando con tutta la sua forza, il pesce si piegò un poco e poi raddrizzò e si allontanò.
“Pesce” disse il vecchio. “Pesce dovrai pur morire in ogni caso. Vuoi uccidere anche me?”
Così non si combina niente, pensò. Aveva la bocca troppo asciutta per parlare, ma ora non riusciva ad arrivare a prendere la bottiglia dell’acqua. Devo farlo venir vicino questa volta, pensò. Non ce la farò con molte altre svolte.
Sì, ce la farai, disse a se stesso. Ce la farai sempre.
Alla prossima svolta l’aveva quasi preso. Ma di nuovo il pesce si rizzò e si allontanò lentamente.
Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma hai il diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m’importa, chi sarà a uccidere l’altro.
Ora stai perdendo la testa, pensò. Devi tenere la testa lucida. Tieni la testa lucida e fa vedere come sa soffrire un uomo. O un pesce, pensò.
“Ritorna in te” disse con una voce che riuscì a udire soltanto a stento. “Ritorna in te.”
Non lo so, pensò il vecchio. Ogni volta era stato sul punti di sentirsi svenire. Non lo so. Ma tenterò ancora una volta.

Frasi dal libro

Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.

Li odio, i crampi, pensò. Sono un tradimento del corpo.

E’ un pesce grosso e devo vincerlo, pensò. Devo impedirgli di rendersi conto della sua forza e di quello che potrebbe fare fuggendo. Se fossi al suo posto, è adesso che ce la darei tutta e andrei avanti finché si spaccasse qualcosa. Ma grazie a Dio non sono intelligenti come noi che li uccidiamo; anche se sono più nobili e più capaci.

Il segnalibro

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *