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Il giovane Holden – J. D. Salinger

Il giovane Holden recensione

Classificazione: 4,5 su 5.

Se davvero volete sentirne parlare, la prima cosa che vorrete sapere sarà dove sono nato, e che schifo di infanzia ho avuto […] e altre str*nzate alla David Copperfield, ma a me non va di entrare nei dettagli, se proprio volete la verità.

– incipit

Eccolo qui il giovane Holden, in piedi sul confine tra l’adolescenza e l’età adulta. Un ragazzino irritante, presuntuoso, indisponente, spocchioso. Ma anche, e soprattutto, confuso, fragile, spaventato, a volte depresso “e via dicendo”.
Cacciato dall’ennesima scuola e in attesa di tornare a casa, dove lo aspetta la ramanzina del padre, ma forse anche dei dolorosi ricordi, si aggira in una New York fumosa e affollata nella quale, però, sembra così dannatamente solo.

I brevi paragrafi che si susseguono ne Il giovane Holden sono come un fiume in piena di emozioni, che inarginabile e senza freni capitombola verso l’ignoto, una fuga verso non si sa dove -perché l’importante non è il dove, ma il fuggire stesso- durante la quale Holden inciampa di continuo, fa domande a cui nessuno risponde, si perde per poi tentare di aggrapparsi alle poche certezze che ha: il ballo, la letteratura -l’unica materia in cui è bravo-, e la sorellina Phoebe, piccola, loquace, e non ancora corrotta dall’ipocrisia.

E a un certo punto ti viene voglia di dirgli vieni qua, al vecchio Holden, io lo so, ME LO RICORDO come ci si sente. Non preoccuparti. Vedrai che un giorno sarà tutto più chiaro, che il tuo turbamento diverrà consapevolezza, che l’amore sarà una cosa semplice, che quel disgusto che ti fa torcere lo stomaco si trasformerà in poco più di una pillola amara da buttare giù con un colpo.

E poi ti pentiresti di avergliele dette, quelle cose, perché sai benissimo che non sarà più semplice e chiaro proprio un bel niente, che la gente continuerà a essere ipocrita, che le certezze non esistono, che il viaggio non diventa più facile e, al massimo, si diventa solo più bravi a schivare le buche.

Ti ho voluto bene, giovane, vecchio Holden, anche se alcuni ti trovano insopportabile. E se vuoi un giorno ti racconto dove vanno le anatre di Central Park quando il lago ghiaccia.

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  • Genere: ,
  • Titolo originale: The Catcher in the Rye
  • Lingua originale: Inglese
  • Anno pubblicazione: 1951
  • Isbn: 9788806218188
  • Casa editrice: Einaudi
  • Traduttore: M. Colombo
  • Pagine: 251
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora. Torna, in una nuova traduzione di Matteo Colombo, il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento.

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